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Report Inail infortunio sul lavoro

Report Inail infortuni sul lavoro 2016: come sono cambiati i numeri

Il report Inail pubblicato lo scorso 7 luglio in merito agli infortuni sul posto di lavoro nel 2016 fa pensare ad un miglioramento della situazione del mondo della sicurezza.

I numeri, rilevati ad aprile in prima battuta, vengono poi riproposti a metà a anno in seguito ad un miglior consolidamenti dei dati.

I casi denunciati sono diminuiti ma…

 Gli infortuni sul lavoro denunciati sono circa 642 mila, ma solo 419mila riconosciuti, considerando una percentuale del 20% avvenuti “in itinere”, ovvero trattasi di incidente stradale.

Rispetto al 2015 c’è stato un leggero aumento che però non supera il punto percentuale, quindi poco influente sulla totalità del numero. I dati invece sono sempre in calo rispetto del 15% rispetto al quinquennio precedente.  Gli infortuni mortali sono calati di circa 160 unità rispetto al 2015.

Le malattie professionali denunciate invece sono state circa 60 mila, anche qui con un leggero aumento rispetto al 2015 ma con un +30% rispetto al 2012. Il numero delle accettazioni però sono molto inferiori, solo un terzo infatti delle denunce è stato convalidato.

Il ruolo della disoccupazione

Riteniamo che dopo il vistoso calo degli infortuni del quinquennio 2009-2014 dovuto più ad un aumento della disoccupazione che non al merito delle politiche di sicurezza, il trend si è livellato e i numeri sono rimasti più o meno gli stessi con un leggero aumento.

Tutto ciò purtroppo non parla a favore di una norma, la 81/08 e tutte le sue successive modifiche, che hanno contribuito solo a complicare il sistema di sicurezza aziendale senza particolari benefici.

“Dottore, mi sono ammalato al lavoro” . “Ne è sicuro?”

Oggi è sempre più difficile farsi riconoscere una malattia professionale. Una malattia riconosciuta su 3 denunciate è un valore disarmante. Le cause sono da attribuire molto probabilmente alla scarsa informazione, a causa della quale molti lavoratori sporgono denuncia troppo tardi. Spesso infatti si tratta di persone già in pensione, pertanto dimostrare che la malattia sia effettivamente correlata al lavoro (o i lavori !) svolti durante una vita è piuttosto difficile. I medici di base (come quelli del lavoro) dovrebbero avere un ruolo molto importante in questo: sono loro i primi che, appurati determinati sintomi nel paziente, dovrebbero verificare se non ci sia una correlazione con il lavoro svolto e quindi dare tutte le informazioni del caso.

L’irregolarità non si ferma

Purtroppo i numeri dell’INAIL a parer nostro non sono una fotografia reale della situazione. Si tratta  infatti di dati ufficiali, infortuni e malattie registrate, lavoratori regolarmente assunti.

In quei numeri non compare ovviamente il lavoro sommerso e irregolare, numeri difficili da contare e rilevare ma che innalzerebbero di molto il livello sopra riportato.

E’ significativa l’affermazione un funzionario dell’ASL, nostro collaboratore: “I morti sul lavoro sembrerebbero in forte calo, ma allora perché la pila di pratiche per morte sul lavoro sul mio tavolo è sempre terribilmente in aumento?”